lunedì 10 dicembre 2012

"La Dama dei Lupi" di Ilaria Militello

La dama dei lupi

di Ilaria Militello

Aspettavo David ormai da venti minuti. Doveva parlarmi e aveva insistito parecchio. Lo conoscevo così bene da sapere che se si dava tanta pena, era di sicuro per qualcosa di serio. Sospirai, spazientita dal suo ritardo. Guardai l’orologio, un’altra volta, e quando rialzai la testa lui era davanti a me. Sussultai. «Ciao»¸ mi disse serio.
«Mi hai spaventata. Non ti ho sentito arrivare. Sei in ritardo», dissi a raffica. «Scusa. Ora sono qui», disse sempre più serio. Il suo tono era freddo.
«Che succede. Di cosa devi parlarmi». Assunsi il suo stesso tono.
«Non qui. Credo che sia meglio trovarci un posto più tranquillo. E’ una cosa seria». Annuii, curiosa e spaventata. Assieme camminammo fino in fondo al viale alberato, attraversammo il parco e proseguimmo fino al boschetto. Era una giornata tranquilla e nuvolosa. Non avrebbe tardato a nevicare, lo sentivo dall’aria. «Arriviamo al sodo», disse fermandosi di colpo. «Mi hai detto, pochi giorni fa, che quando mi hai conosciuto hai avvertito una strana sensazione, cosa?». Lo guardai perplesso, senza capire il perché di quella domanda, ma risposi. Era impaziente. «Una sensazione strana, come... se io e te ci fossimo già incontrati.»
«Bene!», esultò.
«Perché bene?», chiesi confusa.
«E’ vero che noi due ci siamo già conosciuti, ma non qui e non in questa tua vita. Tu non sei di questo mondo. Tu sei una bellissima lupa, sei la più bella in assoluto, la regina, la dama dei lupi. Non fare quella faccia, non guardarmi come se fossi un pazzo e non pensare sia uno scherzo. E’ tutto vero».
«Ma che vai dicendo? Io sono Mia, sono umana e...» Scosse la testa e mi bloccai, si avvicinò e mi posò le mani sulle spalle. Il suo sguardo era serio.
«Tu sei Assire, figlia di Jorar, signore dei lupi. Devi tornare a casa e riprendere il tuo posto a regnare e sconfiggere il popolo dei Shoud. Si stanno prendendo le nostre terre e ci stanno sterminando. Quando sei morta, nell’ultima battaglia, tuo padre ti ha fatto rinascere ed è per questo che sei qui. Quando un lupo muore e viene fatto rinascere lo si manda sulla terra e al compimento del suo sedicesimo compleanno deve essere riportato nelle sue terre di origine. Domani sarà il tuo compleanno e tu devi tornare. Devi salvare la “tua” terra.» Rimasi a guardarlo stravolta dal suo racconto. Com’era possibile tutto questo, eppure sentivo dentro di me che le sue parole erano vere. I ricordi tornarono a rivivere nella mia mente, vidi quella lupa di cui mi aveva parlato, vidi il mio mondo. Sorrisi.
«Ritorniamo a casa Eron.» Sorrise. Questo era il suo nome e ora lo ricordavo. Ci prendemmo per mano ed entrammo nell’altra dimensione, nel mondo dei lupi. La terra era scossa e piena di sangue. C’era stata da poco una battaglia. Eron si chinò e annuso il sangue. Il mio ribolliva furiosa. Sentivo crescermi dentro qualcosa che bramava la libertà, lui lo capì e annuì. Il mio corpo si trasformò, diventai un lupo con il pelo grigio come l’argento. Anche Eron divenne lupo. Il suo pelo era nero come la notte e aveva dei riflessi blu. Era bello. Corremmo assieme su quelle terre distrutte e ad ogni mio passo mi legavo sempre di più con il mio mondo, ne riprendevo il possesso.
«Dobbiamo raggiungere il nostro castello.» Annuii, ricordavo con esattezza dove fosse. Accelerammo il passo. L’odore di sangue si poteva sentire ovunque, ma di corpi nemmeno l’ombra. Gli Shoud li bruciavano per non darci la possibilità di farli rinascere. Ringhiai. Il mio cuore batteva a un ritmo frenetico, volevo raggiungere casa all’istante. Fremevo. Eron ringhiò furioso e ritornai con la mente al presente. «Che succede?», urlai. «Sono qui», disse bloccandosi, lo imitai. Si guardava in giro furioso e preoccupato. Un gruppo di strani umani uscì dal loro nascondiglio. Avevano gli occhi allungati e il naso schiacciato. Erano gli Shoud, li ricordavo. Non parlavano fra loro come uomini normali, ma avevano una lingua strana, incomprensibile. «Vai, raggiungi la raduna e riprendi il tuo trono. Uccidi il loro capo», mi disse deciso Eron.
«No, non ti lascio. Ti uccideranno».
«Mi farai rinascere», mi disse sorridendo.
«Non me lo permetteranno, ti bruceranno. Li uccideremo assieme e poi andremo dal loro capo, assieme», dissi decisa. Annuì e ringhiò deciso, un’onda si scagliò contro di loro e li fece smarrire per un attimo. Mi avvicinai e iniziai a lottare, Eron fece lo stesso. Due di loro cercarono di infilzarmi, ma balzai sopra le loro teste e azzannai il loro collo. Eron diede il colpo di grazia agli altri e poi ripartimmo. Ora toccava a Kabir, il loro capo. Per troppo tempo aveva tormentato noi e il nostro potere. Ricordavo com’era iniziato tutto. Un tempo i nostri popoli vivevano assieme, in pace, ma poi Kabir scoprì le nostre capacità, potevamo diventare lupi a nostro piacimento e non normali lupi, eravamo dotati di poteri. L’invidia prese il soppravvento su di lui e iniziò a perseguitarci e sterminarci.
«Ci siamo», mi disse Eron e si fermò. Il castello si ergeva imponente sulle sponde di un’altissima costa. Kabir era in cima ad esso che mi aspettava, sapeva già del mio ritorno. Lo sfidai con lo sguardo e poi mi fiondai verso di lui, al suo cospetto mi trasformai in umana, destando il suo sconcerto. Volevo lottare ad armi pari. Si fiondò su di me sicuro di sé roteando la spada. Troppa foga e troppo distratto. Io ero decisamente più agile e attenta, schivavo i suoi colpi con maestria e ne fui stupita. Ormai avevo riacquistato la memoria, ma vedermi così in gamba mi stupiva. Schivai ancora altri due o tre colpi e poi con un balzo mi misi alle sue spalle, lui si voltò di scatto e affondò la spada, ma il colpo andò a vuoto, era la mia volta. «Questo è per tutto il male che hai fatto al mio popolo», dissi rabbiosa. Poteva capirmi. Alzai la spada e gliela conficcai un una gamba. Urlò e indietreggiò. Era giunta la fine. «E questo è per tutto il sangue sparso e per i corpi bruciati che non potranno tornare», aggiunsi e gli diedi il colpo di grazia. Bruciammo il suo corpo e raggiungemmo ciò che restava dei nostri simili. Si erano nascosti nelle profondità del bosco, costretti a scappare. Un gruppo di lupi ci venne incontro e sorrisi. Mi guardavano estasiati. Li accarezzai ad uno ad uno e dentro mi entrò la loro energia. Ero tornata e ora tutto sarebbe tornato come un tempo. Presi per mano Eron e seguiti dai lupi, che mano a mano riprendevano le sembianze umane, ritornammo al castello per ricominciare da capo.

1 commento:

  1. Questa storia è molto carina, ma poco sviluppata per essere un'autoconclusiva in due pagine. Sarebbe perfetta come romanzo, con più particolari e descrizioni e, decisamente, molte più pagine! Lo leggerei volentieri. :)

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Cerca nel blog