martedì 25 giugno 2013

Leggete gratuitamente "Le Cronache di Ériu - La Faida" Cap I

 1. Anima Nera


Erano anni che aspettava quel momento, che lo agognava febbrilmente con la mente, l’anima e il corpo rivolti unicamente alla sete di vendetta che lo attanagliava. Quindici lunghi anni, da quando ne aveva appena nove ed entrambi i genitori gli erano stati portati via dalla brama di potere: suo padre, Art Mac Oenar, era uno dei pretendenti al trono del regno di Ériu per linea di sangue e Mider Mac Oc, cugino del padre e nipote del precedente re, Partholón Mac Sera, che non aveva figli viventi, era riuscito ad ascendere al trono grazie all’eccidio di tutti gli altri pretendenti e dei loro familiari, tra i quali anche la sua famiglia. Con lui aveva fallito, era riuscito a sopravvivere per una fortuita serie di eventi, ed era da allora che non riusciva a formulare altro pensiero che vendicarsi di quell’uomo. Nonostante gli fosse impossibile persino avvicinarsi alla sua città natale senza rischiare la vita; nonostante fosse braccato come un pericoloso criminale sulla cui testa pendeva una cospicua taglia.
Era un nobile decaduto, nelle sue vene non scorreva direttamente sangue reale e non era certo avanzare pretese sul trono che gli premeva: tutto ciò che voleva, era rivendicare il sangue dell’assassino dei suoi affetti.
Niente di più.
E ora era finalmente lì, dopo quindici anni in cui pericoloso lo era diventato sul serio, costretto a difendersi per sopravvivere e, talvolta, a passare anche all’offesa per lo stesso motivo, affidandosi ai suoi criteri di giudizio, ormai distorti dalle circostanze infelici in cui era cresciuto suo malgrado.
Con un gesto fluido e familiare estrasse dalle fondine che aveva dietro la schiena i suoi unici e fedeli compagni di viaggio, i due pugnali gemelli dall’impugnatura d’osso finemente lavorata, con sopra inciso il nodo di Iona, lo stemma della sua famiglia, un tempo appartenuti a suo padre.
Con un sospiro si preparò a penetrare furtivo nella città avvolta dal sopore notturno. Finalmente avrebbe portato a compimento la sua agognata vendetta.
Uno schiocco secco alle sue spalle lo fece scattare sull’attenti, ma non fece in tempo a voltarsi, già pronto a sgozzare il probabile assalitore con un unico, fluido gesto, che qualcosa di duro si infranse inesorabile sul suo cranio. La sua vista si chiazzò di bianco, poi l’oscurità lo avvolse e i sensi lo abbandonarono.

Sara


«Così proprio non va!» sibilai irritata, fissando l’agenda, su cui scrivevo le bozze della mia storia prima di ricopiarle al computer, come se potesse darmi la rivelazione che stavo aspettando. Sospirai, poi ricominciai a parlare da sola, un’abitudine che avevo assunto negli ultimi tempi: «Se non inserisco dialoghi per un pezzo così lungo, come faccio a introdurre casualmente il suo nome?! E devo aggiungere anche il fatto che non aveva sentito la presenza dell’assalitore... di questo passo resterò ferma all’incipit per mesi!»
Di certo l’agenda non mi avrebbe risposto; sarebbe stato anzi un cattivo segno se l’avesse fatto, avrei potuto dare l’addio definitivo alla mia sanità mentale. Lasciai cadere la penna sopra le pagine, con un tonfo, e cominciai a dondolarmi pericolosamente sull’economica sedia di plastica con le gambe di metallo, che produsse un rumore sinistro. Continua a leggere...

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