martedì 29 settembre 2015

"L'Enigma delle Scarpe Rosse" e "L'Enigma delle Anime Perdute" di Manuela Paric'

Oggi doppia recensione! Solitamente non recensisco gialli qui, in un blog dedicato soprattutto al fantasy, quindi mi sembrava scorretto dedicarvi due gialli per due settimane di fila; anche e soprattutto perché questi sono l'uno il seguito dell'altro, perciò è anche un buon modo per me di sottolineare la grande crescita stilistica dell'autrice. E quindi questa settimana vi beccate due recensioni al prezzo di una! XD

L'Enigma delle Scarpe Rosse


Sinossi

32 mini capitoli da leggere in fretta per un massimo di 3000 battute a capitolo. Un piccolo giallo d'atmosfera, un esperimento. Un racconto nato come prologo autoconclusivo de "L'enigma delle anime perdute".

Una ragazza scompare, nella notte, lasciando sulla porta di casa un paio di scarpe rosse. Tutti credono che si tratti di un gioco tra ragazzi ma non il Signor Mocha. Guidato da un vago senso di inquietudine e aiutato dalla colorata chiromante Teodora segue gli indizi fino ad arrivare a mettere a rischio la sua stessa vita. Per tornare poi, come un eroe antico, alla propria consuetudine: “le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese...”.

Come per Maigret la pipa ed il Pernod, per S. Holmes il violino, così la tazzina di caffè per Mocha è il momento della riflessione e del manifestarsi della creatività e del pensiero divergente. La vita del protagonista è permeata dell'aroma del caffè che, come una calda madeleine, genera ricordi ed emozioni che lo accompagnano nei labirinti della memoria.

 Pubblicato per la prima volta nel giugno del 2011 sul giornale Libertà di Piacenza che, per un intero mese, aveva messo a disposizione un piccolo spazio da dedicare al racconto d'appendice. Il racconto “Scarpe rosse” rinnova così l'interesse per il romanzo d'appendice, genere letterario che ebbe il suo massimo successo a cavallo del XIX e XX secolo annoverando opere importanti di Victor Hugo con I miserabili, Eugene Sue con I misteri di Parigi, Dumas padre con I tre moschettieri. Da ricordare nel genere giallo-fantastico Il manoscritto trovato in una bottiglia di E.A.Poe.

"Mi piace definirlo un racconto lungo a capitoli brevi. L’enigma delle scarpe rosse” è un “quasi-giallo” nato per caso. Un piccolo libretto d'appendice germogliato all'interno di un piedino pubblicitario di un quotidiano di provincia. Le possibilità di intervento andavano dalle 1200 alle 3000 battute a capitoletto. E’ stato un esperimento, una sfida...ma l'idea di sviluppare un intreccio avendo così tanti vincoli (anche contenutistici) mi ha allettato…ed eccolo qua. La storia se pur classica trova la sua originalità, oltre che nella sintesi, anche nelle modalità con cui viene trattato il fatto delittuoso: nessuno è in allarme, non vi è traccia di polizia e non è possibile effettuare le indagini in modo canonico. Il protagonista, Jean-Luc Mocha è un uomo qualunque, un curioso in balia delle sue intuizioni e della sua inquietudine. Insegue una sensazione e sono le emozioni che creano la vicenda. Il caffè è un elemento ricorrente all'interno della trama, per il Signor Mocha rappresenta il momento della riflessione, del manifestarsi della creatività e del pensiero divergente. Altri personaggi dalle personalità marcate animano il racconto: una coloratissima chiromante, un avvocato stanco, un clochard folle, dei giovani appassionati e delle donne sole e solitarie. Il racconto seppur autoconclusivo è da considerarsi un prologo ad una serie di altri libri più corposi e strutturati. (Mi sono fatta prendere!) Ritroveremo perciò gli stessi protagonisti all'interno di nuovi misteri. Il prossimo titolo sarà: L’enigma delle anime perdute."

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Buon giallo.Un buon giallo, da leggere tutto d'un fiato. Da un lato è scritto bene e presenta una trama intrigante, dall'altro è ancora un po' immaturo: in primo luogo, le descrizioni dei personaggi sono (credo volutamente) vaghe, tranne che per alcuni particolari messi in grande risalto, che li rendono allo stesso tempo sia stereotipati, sia particolari; ancora, a mio avviso c'è un'eccessiva penuria di dialoghi, che rendono la raccolta degli indizi, da parte del lettore, molto difficile. 3 e 1/2 appunto perché non sono riuscita a mettere insieme una mia opinione su chi potesse essere il colpevole, cosa che reputo indispensabile in un giallo. Per il resto, la trama è incalzante e originale, quindi vale la pena leggerlo, e il finale è stato decisamente inaspettato. Consigliato.

L'Enigma delle Anime Perdute
 
Sinossi 

Un sole pieno, giallo e caldo. Non una nuvola. Nessuna brezza. Afa. Le strade luccicanti come se fossero state cotte dentro una gigantesca fornace e piccioni che si riparano all'ombra di alberelli cittadini. Una Piacenza torrida e immobile. Un malato di mente fugge da una clinica, qualcuno muore, altri si fanno domande. Atmosfere vivide, una matassa di informazioni apparentemente inutili e uomini e donne che sono caricature di se stessi.

In questo scenario si muovono molti dei personaggi conosciuti nel racconto/prologo sperimentale “L’enigma delle scarpe rosse”, fra tutti Jean-Luc Mocha. Attraverso i pensieri, la flemma e la sensibilità del protagonista il racconto si dipana confinando a margine della storia le autorità e le consuete indagini di investigatori infallibili.

Un giallo alternativo di circa 40.000 parole.

Segui l'autrice sul suo blog: fiumegiallo.blogspot.it

L'autore

Manuela Paric' è nata nel 1976 a Piacenza. Abita nell'umida Pianura Padana, ama la nebbia, il sole sbiadito e i formaggi. Quando può, migra verso il mare (come facevano le pecore) insieme a sua figlia, che occupa il 100% dei suoi pensieri. Le piace trascorrere le vacanze su isole bianche e brulle, probabile retaggio delle sue origini croate. Ha una casa infestata da animali di vario genere e per rilassarsi cucina: impasta, sfornella e tira la sfoglia. Si occupa di pubblicità e comunicazione da quindici anni e gestisce un blog - fiumegiallo.blogspot.it - dove pubblica racconti e poesie.

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Molto buono 

Ai punti deboli de "L'enigma delle scarpe rosse" è stato posto rimedio: dialoghi molto più lunghi, indizi sparsi pronti da cogliere come frutti maturi e personaggi caratterizzati molto, molto meglio. Trama accattivante, stile stupendo. C'è tutto. Forse qualche piccola esagerazione (parere personale) per quanto riguarda il barbone (non il formaggioso) e il suo linguaggio, ma alla fine è realistico. Consigliatissimo.

Visto che evoluzione? Arrivederci alla prossima settimana con: "La Croce" di Vera Q.

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